Episodi di grande sportività nel judo.

Valori e competizione.

 

Si è conclusa un’edizione anomala delle olimpiadi.

5 anni. Ossia un anno in piu’ è passato dalll’ultima edizione del 2016 svoltasi a Rio.

La pandemia ha stra-scombussolato il mondo.

Lo sport ne è stato travolto e di conseguenza anche la gara per eccellenza: le olimpiadi 2020 o 2021….

Per il judo si sono svolte nella patria del suo fondatore, a Tokyo, presso il Nippon Budokan. Palazzetto costruito per ospitare le gare di una precedente edizione delle Olimpiadi che si sono svolte sempre a Tokyo nel 1964.

Nonostante abbia ospitato numerosi concerti di musica famosissimi (BobDylan), è usato esclusivamente per la pratica delle arti marziali tradizionali giapponesi.

Puo’ ospitare fino a 14.000 persone.

Pubblico pero’ non presente per le norme anticovid, se non allenatori ed organizzatori.

Avere aspettato un anno in piu’ per un atleta vuol dire prolungare gli allenamenti e i sacrifici, ma per un judoka ancora di piu’.

Ogni atleta gareggia infatti in una determinata categoria di peso che non puo’ essere cambiata per la partecipazione alle olimpiadi: quindi si sono aggiunte ulteriori difficolta fisiche oltre che psicologiche.

Ma cosa è successo durante questa edizione?

Senza scomodare troppo il barone DeCoubertin fondatore dei giochi olimpici moderni facciamo un piccolo ripasso dei valori della carta olimpica.

Solidarietà, impegno, rispetto, fair play, partecipazione, amicizia, lealtà, salute e benessere, rispetto delle regole e degli altri, tolleranza e convivenza, accettare la sconfitta, uguaglianza, miglioramento di sé

Episodi che possono esservi sfuggiti….ma sono molto importanti da sapere

Situazioni che non vengono sempre conosciute a tutti se non agli addetti… ai lavori.

Un momento che caratterizza non tutti, ma quasi i combattimenti è l’abbraccio fra i due contendenti alla fine.

Ma quello tra l’atleta saudita Tahani Alqahtani e l’atleta israeliana Raz Hershko nella categoria +78 femminile va oltre lo sport stesso.

Nessuna delle due si è tirata indietro dopo il sorteggio; tra l’altro l’atleta araba ha potuto partecipare grazie ad un invito speciale del Cio.

Quando invece il giorno prima un atleta algerino e uno sudanese nella categoria73kg maschile si sono ritirati per non incontrare un israeliano.

Un passo avanti grazie a due giovanissime oltre ogni influenza ed interferenza politica nello sport.

Cosi come Said Mollaei kg. 81 che due anni fa fu costretto ad abbandonare i campionati del mondo per non affrontare l’atleta israeliano Muki.

A queste Olimpiadi ha potuto gareggiare per la Mongolia ed ha vinto l’argento.

Rimane la foto a spiegare come è il rapporto tra gli atleti.

E poi la storia dei judoka kosovari.

Forse qualcuno non sa dove sia il Kosovo, oppure lo conosce per sentito dire della guerra nei Balcani di alcuni anni fa.

Nora Gikova nei 57kg e Distria krasniqi nei 48kg. Hanno vinto la medaglia d’oro.

In questo articolo del Post è raccontata benissimo la storia e il valore di queste medaglie.

https://www.ilpost.it/2021/07/27/kosovo-judo/

 

In una olimpiade..giapponese gli atleti del sol levante sono stati certamente protagonisti dimostrando grande tecnica judoistica.

Piu’ di tutti due fratelli, Uta Abe kg. 52 femminile e Hifumi Abe kg. 66 maschile hanno avverato un sogno ….insperato. Ossia vincere entrambi nella propria categoria.

Colpaccio già riuscito ai campionati del mondo del 2018. Incredibile: un sogno sognato e addirittura bissato!

 

La vittoria (l’unica che le mancava) della judoka francese Clarisse Abgegneou nella categoria kg. 63 femminili.

Col judogi blu vedete l’avversaria, la slovena Tina Trstenjak. Si è ripetuta la finale olimpica di Rio 2016 con risultato opposto.

Nel suo palmares 5 titoli mondiali e 4 titoli europei.

Come si suol dire….. chapeau!

 

 

 

 

Non ho certo dimenticato gli atleti italiani.

Ragazzi e ragazze ai vertici del judo mondiale da qualche anno: da Fabio Basile olimpionico a Rio 2016, a Odette Giuffrida alla sua seconda medaglia olimpica, a Maria Centracchio medaglia di bronzo, a Manule Lombardo testa di serie n. 1 , campione europeo, vice campione del mondo e 5 alle olimpiadi , a Christian Parlati,

Alice Bellandi, Nicolas Mungai, francesca Milani.

5 anni per arrivare alla gara delle gare. Per tutti sacrifici su sacrifici, allenamenti su allenamenti.

Ma soprattutto ci hanno fatto vivere bellissime emozioni.

Concludo con le parole di Giuffrida e Centracchio le uniche che hanno vinto una medaglia.

Giuffrida:

Ed eccoci qua, la fine di un quinquennio. TOKYO 2020NE. La fine di un altro capitolo della mia vita. Se dovessi dargli un titolo, lo intitolerei: “Consapevolezza”.

La consapevolezza di quanto io sia stata forte in questi 5 anni. Non per i miei risultati ma per quello che ho superato. Per la persona che sono diventata. La consapevolezza che è vero che ci alleniamo e dedichiamo tutta la nostra vita solo per un momento, per questo giorno, ma che l’orgoglio per noi stessi non può e non deve essere mai legato ad una medaglia. La consapevolezza che oggi posso camminare a testa alta non per la medaglia che ho al collo ma per essermi sempre alzata quando sarebbe stato più facile rimanere seduta. Per tutte le volte che ho preso il mio judogi e sono andata ad allenarmi ovunque per potercela fare. Per tutte le notti in cui desideravo semplicemente essere a casa con la mia famiglia ed invece ero da sola in qualche parte del mondo a credere nel mio sogno. Per tutte le volte che ho deciso di ignorare tutti coloro che mi avevano detto che senza un allenatore accanto non ce l’avrei mai fatta. Che da sola era impossibile. Per aver creduto follemente in me anche quando la mia spalla non riusciva ad alzare neanche una bottiglietta d’acqua e un dottore, guardandomi negli occhi, mi disse che probabilmente non sarei mai potuta tornare a gareggiare ad alti livelli.

La consapevolezza che il lavoro viene sempre ripagato. Magari non subito ma sempre. Che i nostri piani non sono mai come quelli del Signore ma che alla fine, i Suoi, portano sempre a qualcosa di stupendo.

Oggi torno a casa con il cuore pieno anche grazie alla mia squadra che più che mai ha confermato questa consapevolezza. Quanto cuore. Testa alta, tutto arriverà.

Adesso è tempo di mettere un punto e semplicemente girare pagina. Pronta a continuare a scrivere con orgoglio la mia, la nostra storia.

Ciao Tokyo… TO BE CONTINUED.

 

Centracchio:

Questa è per i sognatori, per i diversi, per quelli a cui è stato detto e ridetto di non avere le capacità per intraprendere quella strada, per quelli che devono fare il doppio degli altri per poter essere presi in considerazione la metà, per quelli a cui nessuno dà fiducia e che la trovano tutta dentro loro stessi pur di andare avanti, per quelli che cadono ad ogni passo ma che si rialzano più forti di prima e il passo dopo lo fanno sempre un po’ più lungo… potrei andare avanti all’infinito ma non ce n’è bisogno, ci siamo capiti.

Questa è per noi, perché nessuno dei nostri sforzi è mai stato vano.

Ho scritto queste parole parecchio tempo fa, quando niente lasciava pensare che sarei potuta arrivare qui, perché come ho fatto in questi ultimi cinque anni, anche quel giorno non ho preso in considerazione l’oggettività, ma quello che sentivo.

Oggi ho al collo questa medaglia pesantissima per cui ringrazio la mia famiglia, numerosa particolare e forte; il mio fidanzato, che mi ha insegnato tantissimo e dato tutto l’amore e l’appoggio incondizionato che potessi desiderare; Martina, la persona che più di tutti sa com’è stata costruita questa medaglia; Odette, la persona che mi ha mostrato la via sin da piccole e che mi dà ogni giorno la possibilità di accompagnarla e farmi sognare; Daniela, mamma e moglie fantastica, pezzo di cuore da sempre; i miei compagni di squadra, sopratutto Fabio che ieri mi ha aiutata tantissimo; la Fijlkam e il gruppo sportivo delle fiamme oro, specialmente Luca Elio e Dario, senza i quali questo percorso non sarebbe stato possibile veramente. Grazie! Grazie alla mia terra e grazie a tutti per l’affetto che mi state dimostrando.